31 Marzo 2016

Bulimia

Il significato etimologico del termine bulimia è fame da bue, enorme, smisurata (dal greco bous, bue elimos fame).

La bulimia nervosa è caratterizzata da desiderio intenso e incontenibile di alimentarsi con enormi quantità di cibo, spesso legato a una sensazione di fame eccessiva che deve essere soddisfatta in modo tossicomanico.

Tale disturbo è, secondo i criteri del DSM V, caratterizzato da:

  • a. Episodi ricorrenti di abbuffate, come ad esempio: mangiare una quantità di cibo in un intervallo di tempo decisamente superiore alla media o la sensazione di perdita di controllo sul cibo durante l’episodio.
  • b. Frequenti condotte inappropriate di compensazione per prevenire l’aumento di peso, come, ad esempio, vomito autoindotto.
  • c. Abbuffate e condotte compensatorie che si verificano ambedue in media almeno una volta alla settimana per 3 mesi.
  • d. Autovalutazione eccessivamente influenzata dalla forma del corpo e dal peso.
  • e. Il disturbo non si manifesta esclusivamente durante episodi di anoressia nervosa.

La bulimia, a differenza dell’anoressia, non si manifesta di solito attraverso una modificazione corporea significativa: le persone che soffrono di questo disturbo spesso sono normopeso o leggermente sovrappeso o sottopeso, pertanto il ciclo mestruale non è generalmente compromesso.

La bulimia ha in comune con l’anoressia l’influenza ingiustificata che la forma e il peso del corpo hanno sull’autostima e la centralità attribuita ai pensieri sul cibo.

Anche nel caso della bulimia nervosa si distinguono due sottotipi:

  1. Purging con condotte di eliminazione (vomito autoindotto, diuretici, lassativi).
  2. Non Purging senza condotte di eliminazione (digiuno ed esercizio fisico).

La persona affetta da bulimia, come quella anoressica, anela al controllo del corpo e all’ideale di magrezza, ma non riesce a contrastare la crisi bulimica, attraverso la quale riesce a gestire forti sensazioni di vuoto interno e di perdita.

La crisi ha un carattere imperioso e inarrestabile e frequentemente nelle abbuffate c’è una mescolanza di alimenti e sapori con l’ingestione di cibi anche crudi o addirittura surgelati.

Le persone bulimiche percepiscono il loro comportamento alimentare come anomalo e, a volte, descrivono un vissuto di depersonalizzazione connesso all’abbuffata, nella quale l’ingestione avviene in modo automatico senza percepire la possibilità di contrastarla.

Nel sottotipo Purging le condotte di compensazione (in particolare il vomito autoindotto) assumono particolare rilevanza clinica, per le importanti conseguenze mediche e per le valenze psicologiche che possono assumere. Procurarsi il rigetto è un comportamento fisicamente doloroso ed estenuante, che incide profondamente nell’economia psichica del soggetto poiché assorbe tempo ed energie. A prescindere dal significato che le condotte di svuotamento possono assumere per il soggetto, quasi sempre hanno un carattere di segretezza per il vissuto di incomunicabilità che le accompagna, o per il senso di vergogna e di colpa.

Il funzionamento bulimico è quasi sempre associato a un’instabilità dell’umore e a una vulnerabilità alla depressione. Il sintomo a volte si struttura nella vita di una persona all’insaputa di tutto il contesto familiare, che può ignorarlo anche per anni. Chi ne soffre spesso nasconde il proprio disagio che teme sia inaccettabile anche perché il funzionamento della famiglia è spesso basato sulla negazione, sul respingere inconsapevolmente tutto ciò che è spiacevole e può creare sofferenza. Le conseguenze del disturbo sono però, come nell’anoressia, altrettanto gravi a livello organico e drammatiche per la vita del soggetto.