12 Marzo 2016

Disturbi Alimentari

La dottoressa Claudia Bartocci  è autrice di numerose pubblicazioni relative al trattamento dei disturbi alimentari.

La dottoressa Claudia Bartocci ha lavorato come psicoterapeuta, psicoanalista e responsabile del Servizio di Psicoterapia nel Centro per il Trattamento dei Disturbi Alimentari della Casa di Cura Villa Garda (Garda, Verona) e presso l’Associazione Disturbi Alimentari (Verona).

E’ stata successivamente psicoterapeuta individuale e di gruppo del Centro Aba Verona e membro del Comitato Scientifico.

Attualmente è socio fondatore e membro del Consiglio Direttivo della Federazione Italiana Disturbi del Comportamento AlimentareE’ inoltre responsabile della sede di Verona, IL CORPO SPECCHIO. Associazione psicoterapia e psicopatologie contemporanee.

E’ autrice di numerose pubblicazioni sul tema a cui ha dedicato in parte la sua attività didattica e relazioni partecipando a convegni nazionali ed internazionali.

I disturbi del comportamento alimentare sono patologie psichiche complesse che incidono negativamente sul corpo e sulla vita relazionale. Per coloro che soffrono di anoressia, bulimia, obesità e disordini alimentari, l’isolamento e il silenzio sembrano le uniche risposte rimaste a disposizione per esprimere il disagio. La volontà e il buon senso non bastano per uscirne. Il conflitto tra corpo e mente può esprimersi in forme articolate e, spesso, estreme. Quando si cronicizza, segna fortemente il corpo e la vita delle persone.

I disturbi del comportamento alimentare sono disturbi che frequentemente coesistono con altri disagi quali depressione, abuso di sostanze, disturbi d’ansia; questi disturbi ad ogni modo, tramite un percorso terapeutico adeguato, possono essere trattati e risolti.

 

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Chi è colpito.

I disturbi alimentari riguardano fasce d’età sempre più ampie, dall’infanzia fino alla maturità. Il manifestarsi della sintomatologia è tipicamente adolescenziale dai 14 ai 18 anni, ma sempre più frequentemente si registrano forme infantili precoci, a partire dagli 8-9 anni, o tardive, a partire dall’età di 25 anni.

In Italia i disturbi del comportamento alimentare colpiscono tra le 150 e le 200 mila persone e sono la prima causa di morte nelle giovani tra i 12 e i 25 anni (fonte: SISDCA, Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare, 2009).

Il problema è diffuso soprattutto nei paesi industrializzati e colpisce le adolescenti e le giovani donne in misura superiore rispetto a quella dei maschi, anche se si sta assistendo a un aumento dell’incidenza  negli uomini.

La componente sociale

La componente sociale gioca un ruolo importante, ma non per questo decisivo e primario nell’insorgenza di un disturbo del comportamento alimentare, e può spiegare la progressiva diffusione di questi disturbi, tanto da riferirsi a essi spesso come a una vera e propria “epidemia”.

I modelli pubblicitari e televisivi sollecitano una sorta d’insoddisfazione per il proprio corpo, proponendo il confronto con chi sembra incarnare perfezione corporea, lusso, successo.

In un contesto socio-culturale consumistico e disgregato il proprio corpo diventa così uno strumento manipolabile e plasmabile, simbolo di autocontrollo, di realizzazione e sicurezza di sé, senza che si colga la portata distruttiva del comportamento alimentare.

A generare un disturbo del comportamento alimentare, comunque, concorrono cause di tipo multifattoriale, vale a dire complesse interazioni tra fattori biologici, psicologici, individuali e familiari (assetti psichici della famiglia, presenza di eventi traumatici come abuso fisico e sessuale, ecc.), culturali (miti della bellezza/magrezza, cultura della competizione e del successo).

Fattori o eventi specifici – come separazioni, perdite, eventi di vita stressanti, abitudini alimentari scorrette – possono far precipitare la situazione e sbilanciarla in senso psicopatologico.

Relazioni e dipendenza

Anoressia, bulimia, obesità fanno sì che l’individuo possa percepire il proprio Se’ come più integro e stabile e gli permettono di costruirsi la propria identità in base alla patologia da cui è affetto.

Spesso lo sviluppo di disturbi alimentari è preceduto da un disagio delle relazioni. Le modalità di relazione , che oscillano tra uno stile di legame ansioso-dipendente, che suscita notevoli angosce di confusione con l’altro, e misure relazionali opposte di rifiuto ed evitamento difensivo.

Allo stesso modo la dipendenza dal cibo è caratterizzata da un’alternanza tra digiuni, crisi bulimiche e pratiche di svuotamento che ripete a un livello concreto la difficoltà di trovare la “giusta distanza” dall’altro.

Rientrano a pieno titolo tra le patologie della dipendenza.

 

CHE COSA SONO

  • anoressia
  • bulimia
  • disturbi da alimentazione incontrollata (BED)
  • disturbi non altrimenti specificati (NAS)

Secondo la classificazione mondiale più accreditata (DSM V), rientrano nei disturbi del comportamento alimentare: l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa e i disturbi dell’alimentazione non altrimenti specificati (una categoria eterogenea in cui sono compresi molti disturbi atipici o parziali). L‘Obesità, finora, non è stata inclusa nella classificazione del DSM-V poiché non sembra associata ad alcuna sindrome o disturbo psicologico specifico. Le persone obese, tuttavia, soffrono spesso del disturbo da alimentazione incontrollata. Molti studi segnalano che i diversi disturbi del comportamento alimentare presentano aree di sovrapposizione, con somiglianze rilevanti e frequenti passaggi, nel tempo, da una tipologia all’altra. Persone che condividono una stessa sintomatologia possono avere strutture psicopatologiche molto diverse, ciò che rende conto della differenze nella prognosi e nelle risposte agli interventi terapeutici. Tutti i disturbi del comportamento alimentare sono patologie psichiche complesse che incidono negativamente, non solo sul corpo, ma anche sulla vita affettiva e relazionale. Spesso si associano ad altre forme di disagio, come depressione, abuso di sostanze, disturbi d’ansia e pluridipendenze. I disturbi alimentari riguardano fasce d’età sempre più ampie, dall’infanzia fino alla maturità. L’esordio della sintomatologia è tipicamente adolescenziale (14-18 anni), ma sempre più di frequente si registrano forme infantili precoci (8-9 anni) o tardive (dopo i 25 anni fino ai 40 anni ed oltre). Il problema è diffuso soprattutto nei paesi industrializzati e colpisce le adolescenti e le giovani donne in misura superiore ai maschi, anche se si sta assistendo ad un aumento dell’incidenza negli uomini. Il fenomeno va inserito in un quadro più ampio e complesso rispetto a quello del singolo individuo. La componente sociale gioca un ruolo importante e può spiegare la progressiva diffusione di questi disturbi che si collocano al confine tra soggettività corporea e mentale. I modelli pubblicitari e televisivi sollecitano una sorta d’insoddisfazione per il proprio corpo, proponendo il confronto con chi sembra incarnare perfezione corporea, lusso, successo. In un contesto socio-culturale consumistico e disgregato il proprio corpo diventa così uno strumento manipolabile e plasmabile, simbolo di autocontrollo, di realizzazione e sicurezza di sé, senza che si colga la portata distruttiva del comportamento alimentare. A favorire l’insorgenza di un disturbo del comportamento alimentare concorrono cause di tipo multifattoriale, vale a dire complesse interazioni tra fattori biologici, psicologici, familiari e culturali. Eventi specifici – come separazioni, perdite, eventi di vita stressanti, abitudini alimentari scorrette – possono far precipitare la situazione e sbilanciarla in senso psicopatologico. Il sintomo permette a chi soffre di questi disturbi di percepire la propria identità come più integra e stabile e permette di definire sé stesso in base alla patologia da cui è affetto:”sono anoressica”, “sono bulimica”.