21 Luglio 2016

Presentazione

Psicologo, psicoterapeuta, psicoanalista, a Verona

Sono uno psicologo clinico, psicoanalista ed esercito a Verona.

Lavoro da moltissimi anni con pazienti affetti da problemi psicologici di ogni genere. A cui, spesso, le persone danno un nome vago: stress, ansia, attacchi di panico… qualcosa che non va, che non è una malattia fisica, che non si capisce bene da cosa abbia origine e che in genere non riescono a capire come si possa risolvere.

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Stress, ansia, depressione, disturbi alimentari… trattare il dolore psichico

Molti si dicono, per anni, e si sentono ripetere che non possono avere problemi perché hanno tutto. L’idea di lamentarsi per nulla in genere aumenta il disagio e fa sentire le persone sempre più inadeguate e in colpa.

I familiari, gli amici, i figli si sentono feriti, arrabbiati. Con tutto quello che danno e fanno per te tu stai male e ti lamenti?

In effetti il primo problema del dolore psichico è che non si vede. Una persona che ha tutto (concretamente)… il lavoro, la casa, la famiglia, la salute, deve stare bene! Altrimenti è un ingrato.

Se qualcuno di questi fattori fondamentali manca, allora un po’ di sofferenza è concessa, ma è opinione comune che basta allora un po’ di forza di volontà.

I problemi li hanno tutti, no?

Il disagio psichico non si vede perché i nostri pensieri, le nostre emozioni, pulsioni, i nostri affetti non sono qualcosa di concreto che si può vedere, toccare, pesare. Appartengono ad una dimensione astratta, al nostro mondo interno e il tipo di società in cui viviamo ci rende davvero difficile entrare in contatto con questa dimensione interiore.

Chiunque certamente affermerebbe che mantenersi in forma è importante, che bisogna fare attenzione allo stile di vita, a quello che si mangia, a quanto si dorme e che per rimanere in forma bisogna allenarsi. Nessuno trova strano un individuo che va in palestra tre, quattro volte alla settimana o anche a correre tutti i giorni. Il corpo ha bisogno di allenamento per mantenersi in un buona salute.

Per quanto riguarda la psiche invece vige l’assurda idea che non sia necessario occuparsene e frequentemente le persone si vergognano a pensare di rivolgersi a un terapeuta. Frequentemente, purtroppo, le persone decidono così di rivolgersi ad un terapeuta molto tardi, spesso dopo anni di sofferenza a cui cercano di reagire, per cui cercano i rimedi più disparati.

Andare dallo psicologo

Arrivano spesso da noi al limite delle forze. Frequentemente sfiduciati. Chiedono un qualche rimedio concreto, veloce. Chiedono spesso una sorta di intervento chirurgico che porti via il sintomo o la “cosa” che fa male.

Ci tengono molto a spiegare che non vorrebbero andare da uno psicologo perché sono persone forti. Perché hanno molta forza di volontà. Perché è giusto cavarsela da soli. Per alcuni è così difficile poter credere (o far capire agli altri) di avere un problema psicologico che arrivano a trasformarlo in un problema che sembra fisico.

Un caso eclatante è l’anoressia nervosa, di cui mi occupo da moltissimi anni. Quando una ragazza, una giovane donna (anche un uomo ma è meno frequente) perde moltissimo peso, diventa uno scheletro allora scatta la cura.

Uno dei primi ostacoli nell’affrontare una terapia psicologica è infatti l’assunzione di responsabilità. Una persona deve decidere di occuparsi di se stesso. Prendere coscienza che “se stesso” è anche un mondo interiore fatto di moltissime cose che non gli piacciono.

Decidere di conoscersi è uno dei compiti esistenziali più difficili.

Ognuno di noi cerca di costruire una bella immagine di sé. Un romanzo della sua vita che estrometta tutto quello che in genere non ci piace essere. Cattivi, invidiosi, vendicativi, gelosi, competitivi, indifferenti…

Iniziare una psicoterapia

Iniziare una terapia significa decidere di scoprire davvero come si è e spesso il sintomo è la spinta a questa necessaria rivelazione.

Quindi la prima scoperta che una persona che inizia una terapia fa è che i SINTOMI non verranno asportati e buttati via ma che dovranno essere decodificati.

Che sono dei messaggi che arrivano dalla parte più profonda della psiche e servono a costringere l’individuo a fermarsi e a cominciare a pensare che qualcosa non funziona nel modo in cui ha deciso di costruire e condurre la sua esistenza.

Spesso anzi il sintomo arriva dalla parte più autentica della personalità.

Per precisione devo chiarire che questa visione del sintomo è propria solo di un certo indirizzo della psicoterapia. La psicoanalisi o psicoterapia psicodinamica.

Altri indirizzi cercano effettivamente di asportare il sintomo.

Ma in genere dalla radice del disagio anche tolto un sintomo ne crescono altri e altri ancora. Questo succede anche con le terapie mediche. Se non si arriva a conoscere la causa del problema la cura del sintomo ne provoca altri a catena, come è esperienza comune.

La seconda scoperta che si fa in psicoterapia è che la famosa forza di volontà è semplicemente un meccanismo difensivo con cui il soggetto cerca di evitare qualcosa di spiacevole riguardo a se stesso.

E che di volontà (molto forte) ce ne è almeno un’altra: la volontà inconscia che costringe le persone a fare (continuamente e ripetitivamente) tutto quello che credono di non volere.

E certo mettere il 50% delle proprie energie contro l’altro 50% ha come effetto lo spreco della propria energia psichica… stanchezza, mancanza di forza, perdita di memoria, insonnia, mancanza di concentrazione, assenza di desiderio… il conflitto interno è come un buco nero che risucchia tutte le energie che il soggetto dovrebbe avere a sua disposizione.

E uno dei primi obiettivi della psicoterapia è questo.

Recuperare il proprio capitale (psichico) per poterlo investire nella realizzazione dei propri obiettivi. Autentici. Quelli cioè che il soggetto non vuole per qualche motivo perseguire costringendosi a vivere seguendo leggi e desideri non suoi.

Naturalmente si tratta di operazioni complesse.

La psiche ha bisogno di personal trainer ancora più del corpo. E nessuno ce la può fare da solo. Perché ogni persona utilizza la stessa mente sia per cercare di risolvere i problemi che per cercare di evitarlo. 50% contro 50%. Risultato impossibile.

E’ comunque comune esperienza che da fuori siamo tutti bravissimi ad individuare problemi e possibili soluzioni. Quando si è immersi nel problema, quando si è parte attiva nel determinarlo, è proprio impossibile riuscire a risolverlo.

Terapia individuale e terapia di gruppo

Quando si intraprende una psicoterapia individuale il terapeuta aiuta il paziente a vedere e a diventare cosciente dei suoi conflitti, delle sue contraddizioni, a scoprire che cosa in realtà fa per impedirsi di stare bene.

Quando la terapia è di gruppo anche gli altri partecipanti funzionano come specchi che si aiutano a vicenda a guardarsi dentro, a recuperare un’autentica immagine di Sé e anche a capire come si appare agli occhi degli altri.

Il lavoro nel gruppo è particolarmente indicato a persone che soffrono di solitudine e che hanno significative difficoltà relazionali.

E particolarmente indicato per gli adolescenti che devono comunque trovare il modo di staccarsi dal gruppo familiare e di imparare a relazionarsi con il gruppo dei pari.

Quanto alla FORZA… le persone davvero forti sono quelle che hanno il coraggio di affrontare se stessi, che non scappano dall’immagine che lo specchio rimanda.

Conoscere se stessi è la cosa più difficile in assoluto e in genere i pazienti, al termine di una psicoterapia, dichiarano di essere contenti di essere stati male perché senza quei sintomi non si sarebbero mai conosciuti e non avrebbero mai trovato gli strumenti per utilizzare tutte le loro risorse a proprio vantaggio.

La sede di Verona

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