31 Marzo 2016

L’inconscio

Proseguendo con la metafora, lo psichiatra a orientamento dinamico immaginerebbe un modo per spostare il masso, entrare nei meandri bui della caverna e, forse con una torcia, illuminarne l’interno.

Particolari incisioni sul terreno o segni sulle pareti sarebbero di grande interesse per l’esploratore in quanto getterebbero luce sulla storia di questa particolare caverna. Un gorgoglio costante d’acqua potrebbe suggerire la presenza di una sorgente sotterranea che preme da sotto e lo psichiatra sarebbe particolarmente interessato a esplorare la profondità della caverna.

Per quanto si estende all’interno della montagna?

La parete posteriore è il vero limite che definisce lo spazio interno, oppure è una “falsa parete” che si apre su maggiori profondità?

La metafora della caverna aiuta a descrivere un modello della mente che include l’inconscio.

L’inconscio può avere caratteristiche diverse.

Si parla di:

  • pre-conscio per riferirsi a contenuti mentali che possono facilmente essere riportati alla coscienza solamente spostando l’attenzione
  • inconscio vero e proprio dove vengono depositati (grazie a un meccanismo di difesa descritto come RIMOZIONE) contenuti inaccettabili che non possono essere facilmente riportati alla coscienza. Ma che nemmeno possono essere cancellati e che quindi cercano delle vie per riemergere,  attraverso i SINTOMI, i SOGNI, la CREAZIONE ARTISTICA.
  • inconscio non rimosso per riferirsi alle esperienze vissute durante i primi due anni di vita (esperienze precedenti la verbalizzazione) che, a causa della maturazione sequenziale dell’encefalo, vengono depositate in un’area del cervello differente rispetto a quella che si svilupperà in seguito. Si tratta quindi di esperienze a cui è molto difficile accedere ma non per azione di meccanismi di difesa. E’ interessante notare che in situazioni traumatiche è nuovamente l’area del cervello funzionante in fase preverbale ad attivarsi. Nell’inconscio non rimosso vengono quindi depositate esperienze precoci ed esperienze traumatiche. L’accesso a queste esperienze è possibile attraverso i sogni o la prosodia (cambio nel tono della voce) che ha grande importanza nelle nostre prime fasi di vita. (M. Mancia, La musicalità dell’inconscio, Boringhieri) http://M. Mancia, La musicalità dell’inconscio http://www.stateofmind.it/2012/04/neuroscienze-psicoanalisi-mauro-mancia/

L’esistenza dell’inconscio è testimoniata in particolare dai sogni, dalle opere d’arte, dalle scoperte scientifiche e dai noti “lapsus freudiani”: episodi imbarazzanti che fanno emergere, contrariamente alla volontà cosciente, desideri rimossi.

Molti esempi sono rinvenibili in “Psicopatologia delle masse e analisi dell’Io”, S. Freud o nel più recente “Lo zen e l’arte di non saper cosa dire” di Stefano Bolognini.

Lo psichiatra e psicoterapeuta ad orientamento dinamico considera quindi i sintomi e il comportamento come riflessi di processi inconsci che difendono da desideri e sentimenti rimossi proprio come il masso difende li contenuti della caverna dall’essere esposti.

I sogni, i lapsus, i sintomi sono come il lavoro artistico sulle pareti della caverna cioè comunicazioni simboliche che nel presente trasmettono messaggi di un passato dimenticato.

L’uomo è l’animale con il più lento ritmo di sviluppo.

Questa “neo-tenia”, che rende il suo cervello plastico e sempre rimodelllabile, ne fa un essere immerso in un “presente ricordato”.

Come S. Freud aveva intuito e come ora è dimostrato dalle Neuroscienze,(G. Edelman, E. Kandell) la plasticità del cervello umano consente di produrre nel presente modificazioni del passato. (Nacktraeglichkeit).

Si tratta, secondo i più recenti studi neuroscientifici, di modificazioni dei circuiti neuroni. Per realizzare modificazioni così radicali e profonde è necessario raggiungere i punti in cui i sintomi attuali si radicano nella profondità dell’inconscio.

Il terapeuta psicodinamico deve sviluppare una sufficiente familiarità con questo regno oscuro per poterlo esplorare senza inciampare. Chi si affiderebbe, per scalare una vetta, ad una guida che non avesse alcuna familiarità con la montagna?

Lo psicoanalista ha esplorato il mondo sotterraneo attraverso la sua analisi personale e la sua formazione che è continua proprio perché dinamica.

Il terapeuta ad orientamento dinamico è stato a sua volta paziente e quindi conosce molto bene il percorso, i desideri, le paure che attraversano chiunque cerchi di arrivare alla fonte del proprio fiume interiore.

Le resistenze, la fatica perché per arrivare alla foce del fiume è necessario nuotare contro-corrente. (S. Lec)

Lo psichiatra o psicoterapeuta psicodinamico ha quindi scelto come strumento principe per conoscere ed affrontare se stesso, lo stesso strumento che propone ai pazienti.

Un principio fondamentale condiviso da quanti di noi esercitano la psichiatria o psicoterapia dinamica è infatti il nostro essere più simili ai nostri pazienti che diversi da loro. I meccanismi psicologici attivi negli stati patologici sono delle mere estensioni dei principi coinvolti nel normale funzionamento evolutivo. Asserire che i sintomi e il comportamento sono manifestazioni esterne di processi inconsci significa sostenere che l’essere umano è consciamente confuso e inconsciamente controllato.

Noi procediamo nella nostra vita quotidiana come se avessimo la libertà di scelta, mentre in effetti siamo molto più limitati di quanto crediamo. In realtà non siamo altro che i personaggi che mettono in scena un copione scritto dall’inconscio. I nostri partner, mariti, amici i nostri interessi, le nostre passioni e professioni spesso non sono scelti a caso ma determinati dalle forze inconsce che sono tra loro in relazione dinamica. Quando il comportamento umano diviene marcatamente sintomatico, i limiti del libero arbitrio diventano più evidenti. Il paziente si rende conto di fare continuamente delle cose che non vuole (consciamente) fare, che lo danneggiano, che lo fanno soffrire fino a limiti estremi della distruttività.

Si ripromette ogni giorno di smettere (di bere? di mangiare troppo? di frequentare persone sbagliate?) ma torna poi a ripetere quello che crede di non voler fare. Lo psicoterapeuta psicodinamico sa che quello che continuamente si ripete è frutto di una COAZIONE….che noi continuamente ripetiamo quello che non vogliamo ricordare ma che preme per tornare alla luce. Noi sappiamo che il sintomo è un adattamento che risponde alle richieste inconsce, alle richieste di un copione forgiato da un coagulo di pulsioni, difese, relazioni oggettuali e disturbi del Sé.

In breve riteniamo che il comportamento abbia un significato e che sia fondamentale riuscire a collegare i comportamenti delle persone con l’intento (conscio o inconscio) che li determina. A volte comportamenti e sintomi sono determinati da una specifica costellazione intrapsichica di fattori ma in altri casi sono prodotti da una moltitudine di altre forze eziologiche dell’inconscio. In un’ottica psicodinamica il comportamento è il risultato finale di molte differenti forze in conflitto tra loro, che assolvono una varietà di funzioni corrispondenti sia alle richieste della realtà che ai bisogni dell’inconscio.

Quando il comportamento umano diviene marcatamente sintomatico, i limiti del libero arbitrio risultano più evidenti. Lo psicoterapeuta psicodinamico si avvicina ai sintomi sapendo che essi rappresentano un compromesso e un adattamento alle richieste di un copione inconscio da un lato e della realtà esterna dall’altro. I sintomi e il comportamento hanno sempre un significato, che va ricercato in un coagulo di pulsioni, difese, desideri, paure, relazioni con se stessi e con gli altri; sono cioè il risultato finale di molte differenti forze in conflitto tra loro che assolvono una varietà di funzioni dovendo rispondere sia ai bisogni inconsci che alle richieste della realtà esterna.