12 Marzo 2016

Disagio esistenziale.

Perché inserire una descrizione del disagio esistenziale.

La dottoressa Claudia Bartocci insegna “Psicoterapia Psicoanalitica Esistenziale” presso l’Istituto di Psicoterapia Psiconalitica Esistenziale “Gaetano Benedetti” http://www.istitutogaetanobenedetti.org

La scuola (riconosciuta dal Murst) si occupa della formazione in Psicoterapia di Medici e Psicologi.

Il gruppo docenti, in accordo con il Professor Gaetano Benedetti, a cui l’Istituto si ispira, ha deciso di inserire il termine ESISTENZIALE e l’insegnamento di questa materia come caratterizzante.

Pensare che un disagio si caratterizzi non solo come psichico o psicologico ma anche come, appunto, “esistenziale” significa innanzitutto ritenere che, come evidenziato da S. Freud,  la patologia non sia altro che una variante quantitativa (e non qualitativa) di una condizione comune ad ogni essere vivente e che sanità e patologia si situino lungo un continuum.

Significa inoltre aver realizzato un approccio che coniuga la Psicoanalisi con la Fenomenologia Esistenzialista.

L’idea che il trattamento debba implicare non solo la capacità tecnica dell’analista (comunque estremamente importante) ma anche una presenza “dell’intera persona” è chiara conseguenza dell’insegnamento di Gaetano Benedetti.

“La creatività terapeutica è elemento raro, poiché l’inconscio di ciascuno di noi trova una sua dimensione creativa nella relazione col sofferente, dimensione purtroppo poco coltivata in questa nostra civiltà tecnicizzata, ma che in psichiatria e in psicologia si rivela appieno, spesso nell’inizio del training, in quella che io chiamerei la personalità terapeutica, fondata su un’intenzione di amore” (Gaetano Benedetti, 1999)

Tra i molti testi da lui pubblicati ricordiamo infatti “La psicoterapia come sfida esistenziale” e “Paesaggi di morte dell’anima”.

Per Gaetano Benedetti sfida esistenziale significa cercare di curare anche quei pazienti (psicotici ad esempio) che la psichiatria tradizionale condanna alla indiscriminata assunzione di psicofarmaci.

Significa credere che “per un intelletto d’amore l’incomprensibilità non esiste” e che quindi chiunque possa essere aiutato a comprendere e trasformare il proprio disagio.

Significa anche non essere legati a diagnosi pre-definite.

In alcuni casi, per le persone che cercano aiuto, è davvero inutile conoscerle. Sapere se si tratta di psicosi, nevrosi, di un non meglio definito disturbo di personalità.

Frequentemente una grande soggettiva sofferenza è davvero difficile da inquadrare. Se non tenendo conto della peculiare storia e vicenda esistenziale di quella particolare persona.

Il disagio esistenziale o psicologico è molto difficile da descrivere, per chi ne soffre e per chi voglia occuparsene.

Ma estremamente doloroso da vivere.

Si tratta di situazioni in cui, in grado più o meno grave, il soggetto sente di non riuscire a godere dell’esistenza, a provare piacere, ad usufruire delle proprie risorse.

Si sente disturbato da pensieri che non vorrebbe avere. Si trova ad agire come non vorrebbe. Dinamiche e impulsi distruttivi sembrano avere il sopravvento. Situazioni in cui tutto dovrebbe sembrare perfetto sono fonte di sofferenza. Quelli che l’individuo ritiene essere i suoi desideri provocano ansia, paura, blocco fisico e/o psicologico. I conflitti sono incomprensibili per chi li vive. Il senso di inutilità può essere devastante.

In alcuni casi il disagio è così profondo da bloccare potentemente l’esistenza. In altri sono i disturbi somatici a prevalere.

In generale sembra necessario trovare il modo di guardare a se stessi e alla propria esistenza da un altro vertice.

Che lo psicoterapeuta può aiutare il soggetto a trovare.

Immergendosi nel sistema esistenziale bloccato per trovare, assieme al paziente, il modo di uscirne.